Paula di Isabelle Allende

 


 

Paula di Isabelle Allende

 

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Paula di Isabelle Allende

 

Recensione del libro di Isabelle Allende “Paula”

 

Il libro che ho scelto di leggere è “Paula” di Isabelle Allende, un’importante scrittrice cilena.

Il testo, originariamente, non nasce come un libro destinato alla pubblicazione, ma come una lettera che l’autrice scrive alla figlia in coma, Paula; lettera  che ha tre scopi: è un modo per sfogarsi, per informare la figlia su ciò che è accaduto durante il suo sonno, poiché è convinta che Paula si risveglierà e, soprattutto per, citando le parole della stessa scrittrice, “distrarre la morte”.

Al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare da tali presupposti non si tratta di un diario dettagliato dedicato totalmente ai fatti riguardanti la malattia, ma piuttosto di un modo per l’autrice di raccontare alla figlia la sua vita, dall’infanzia fino al momento attuale, il tutto in lunghi flash back,  alternati da momenti che riportano il lettore al punto centrale del libro, la malattia e la sofferenza.

“Ascolta Paula ti voglio raccontare una storia, così quando ti sveglierai non ti sentirai tanto sperduta…” così inizia il libro di Isabelle Allende, con la stessa dolcezza con cui le mamme iniziano a raccontare una storia ai loro bimbi, ed è infatti così che la scrittrice inizia il racconto della sua vita. Ci presenta personaggi come la Memè, nonna e veggente della famiglia e il Tata, nonno e personaggio importante di tutta la sua vita, la madre , i suoi fratelli, i suoi primi amori tra cui il suo primo marito Michael, e quelli della madre, le sue illusioni e disillusioni, il suo lavoro, la tristezza di dover fuggire dal proprio paese, a causa del Golpe ( lei era infatti nipote dell’ultimo presidente democratico prima del colpo di stato) e il disagio di vivere in un paese straniero senza amici, il Venezuela, l’disillusione di un matrimonio che fallisce e di un amore adultero che nasce, fino poi ad arrivare al suo secondo grande amore Willie che diverrà il suo secondo marito e le starà accanto durante tutto questo difficile momento.

Tutto ciò alternato da momenti di riflessione di una madre che perde piano piano la speranza, i suoi pensieri, il suo dolore la difficoltà di arrendersi e lasciare finalmente la propria figlia libera dopo un anno esatto di sofferenze.

Il libro si conclude con queste parole “Adiòs, Paula, mujer (donna). Beinvenida, Paula, espìritu”  che ci comunicano la morte di Paula e che ci ricorda che nessuno muore mai completamente se chi li ama ne conserva il ricordo.

Il libro mi è piaciuto moltissimo nonostante la tristezza della storia di fondo e la sua origine.

Durante la narrazione ho infatti preso coscienza della condizione cilena e del Golpe, che nonostante non mi fosse nuovo come fatto non ero a conoscenza di molti particolari che ho invece avuto modo di approfondire.

Ne è un esempio l’evolversi della situazione politica, fino ad arrivare alla rivolta delle forze armate, avvenuta l’11 settembre 1973.

Dopo la rivolta iniziò la caccia al potere. Quello stesso giorno Salvator Allende morì e con lui la democrazia così duramente conquistata. Il Cile cadde, infatti, sotto gli artigli della dittatura di Pinochet, ciò comportò un forte regressione economica, la censura dilagò, parole come “compagno” furono bandite e persino le copertine di riviste per bambini furono censurate con motivazioni insulse.

Cambiò anche la situazione delle donne: prima libere, senza particolari obblighi, libere di protestare in strada, come faceva , ad esempio, la Grammy, suocera della scrittrice, con pentole e mestoli, producendo un baccano infernale. Improvvisamente, con la dittatura, esse cessarono di esistere o, nel “ migliore” dei casi, diventarono strumenti nelle mani degli uomini.

E’ da evidenziare come la maggior parte dei cileni, non fu in grado o non volle vedere i problemi causati dalla dittatura, come successe poi con l’ascesa del nazismo.

Tra le tematiche del racconto, oltre alla condizione politica cilena e l’amore, vi è l’inefficienza ospedaliera: due sono gli esempi più evidenti di tale problema, lo sciopero degli addetti alle pulizie che riduce l’ospedale in un immondezzaio e il coma e il successivo grave danno cerebrale subito da Paula, quasi sicuramente provocato da un cocktail di farmaci incompatibili tra loro.

Il modo di scrivere dell’Allende ci comunica tutta la sua tristezza ma ci conduce anche attraverso un lungo viaggio nella memoria e nella malattia.  Alla fine del libro anche il lettore è preparato e rassegnato alla morte di Paula.

Anch’io che amo solo il “lieto fine”, ho vissuto il finale serenamente, poiché l’autrice condividendo con me le sue intense emozioni, ha preparato oltre a se stessa anche me alla separazione definitiva da Paula, che avevo imparato a conoscere e apprezzare e ammirare attraverso le parole della madre.

Nel libro, ho particolarmente apprezzato la dolcezza che traspariva dalle parole della scrittrice; mi ha colpito la sua sofferenza e, onestamente, all’inizio, non comprendevo la scelta di pubblicare un testo così personale; riflettendo poi più approfonditamente, mi sono resa conto che l’importanza di questo scritto è proprio nella condivisione di una esperienza così reale, personale e dolorosa  con la gente. In questo modo, ha permesso di affrontare e riflettere  su un argomento “tabù” come è attualmente considerata la morte, vista spesso attraverso la televisione come fatto irreale e scontato, ma lontana da noi, quasi priva di coinvolgimento emotivo, lasciandoci quasi indifferenti. All’autrice si deve il merito di aver raggiunto la nostra anima  e aver fatto vibrare le nostre emozioni più nascoste.

 

Fonte: http://www.liceoantonelli.novara.it/pagineweb/euclub/Nagarilaboratoriodilettura/Dossi_Chiara/Dossi.doc

Autore del testo: Dossi

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Paula di Isabelle Allende

Paula

Isabel Allende

 

L’autrice

 

Isabel Allende è nata l’ 8 agosto 1942 a Lima, ma le sue radici sono in Cile, dove ha vissuto fino al 1973, lavorando come giornalista a Santiago in programmi televisivi molto popolari. Nel 1962 Isabel sposa Miguel Frías, da cui avrà Paula e Nicolás. Dopo il golpe di Pinochet, al pari di molti compatrioti costretta all'esilio con l'avvento del Colonnello, non ha fatto più ritorno in patria e vive negli Stati Uniti. Quando riceve la notizia della morte di suo nonno, che aveva 99 anni, nel 1981,inizia a scrivergli una lettera che diventerà poi il manoscritto di “La casa degli spiriti”, pubblicato nel 1982. La casa degli spiriti si è rivelato subito un grande successo, anche se il tentativo di ricostruire mezzo secolo di storia cilena con toni da "realismo magico" ha inizialmente diviso la critica. Nuova è la prospettiva femminile, se non femminista, adottata dalla Allende che, sulla scia di G. García Márquez, ha creato numerosi, indimenticabili personaggi. Fra le sue opere citiamo Eva Luna (1987) ed Eva Luna racconta (1990). Il 17 luglio 1988 sposa Willie Gordon a San Francisco. Nel 1990 in Cile la democrazia è ristabilita e la scrittrice, dopo quindici anni di assenza, ritorna nella sua patria e riceve il premio Gabriela Mistral.

Nel 1991 Sua figlia Paula si ammala gravemente di porfiria e rimane in coma. L'autobiografico Paula (1994) è dedicato appunto alla prematura morte della figlia. Seguono D'amore e ombra (1984), che ha suscitato qualche riserva al suo apparire, ed Il piano infinito (1992), sorta di romanzo "on the road" in cui per la prima volta Isabel Allende ambienta una sua storia fuori del continente andino. Cinque anni dopo Isabel Allende pubblica Afrodita, e nel 1999 il romanzo La figlia della fortuna.

Nel 1993, il film La casa degli spiriti è presentato a Monaco di Baviera, prodotto da Bernd Eichinger, diretto da Billie August e con la partecipazione di Winona Ryder, Vanessa Redgrave, Meryl Streep, Glen Close, Jeremy Irons e Antonio Banderas.

 

 

Trama

 

"Ascolta. Paula, ti voglio raccontare una storia, così quando ti sveglierai non ti sentirai tanto sperduta".

 

Il libro “Paula” è interamente autobiografico. Con esso l'autrice vuole rendere partecipi i lettori dell'esperienza più drammatica della sua vita: la lunga malattia di sua figlia Paula, che la porterà inevitabilmente alla morte.

 

Paula, nata il 22 ottobre 1963, è una ragazza felice, innamorata del marito, appassionata del suo lavoro. La sua è una vita semplice, che non ha niente a che vedere con quella di sua madre Isabel: le due donne hanno infatti due destini diversi. Isabel si era innamorata perdutamente di un rude uomo californiano, Willie, mentre Paula aveva trovato l'anima gemella in Ernesto,un ragazzo dolcissimo e pieno di qualità. Improvvisamente, però, Paula comincia ad accusare molti disturbi e poco tempo dopo le viene diagnosticata una malattia gravissima, la porfiria, che la trascina in un coma profondo da cui non c'è ritorno. Isabel, affranta dal dolore, cerca di lottare con tutte le forze per salvare la figlia e per farla guarire. Così la madre-scrittrice cerca di “distrarre la morte”, cercando di trovare un senso a una tale terribile tragedia: grazie alla magia della parola evoca tutti i componenti della sua esuberante e bizzarra famiglia perché circondino Paula, aiutandola ad accompagnarla dolcemente verso la fine, perché “non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo”.

Questo racconto non ha una trama precisa: viene scritto dall’autrice come se fosse un diario segreto, uno sfogo.

Attraverso una serie di analessi, Isabel Allende racconta i fatti più importanti della sua vita: il rapporto con suo padre, i suoi libri, i suoi matrimoni, la personalità dei membri della sua famiglia, le sue avventure amorose e le relazioni sentimentali. Nell’economia del romanzo, una parte importante è costituita dalla descrizione della storia d’amore con il marito Willie; molti sono anche gli accenni ai viaggi della scrittrice.

Nella seconda parte del libro, acquistano rilievo i riferimenti politici, in particolare la deposizione di Salvador Allende da presidente della repubblica cilena e l’ascesa al potere del dittatore Augusto Pinochet.

Paula muore all'alba di domenica 6 dicembre 1992, “in una notte prodigiosa in cui si aprirono i veli che nascondevano la realtà”. Il romanzo si conclude con il toccante saluto di Isabel alla figlia; la madre dice addio alla donna, per accoglierla come spirito: “Adiós, Paula, mujer. Bienvenida, Paula, espíritu”.

 

 

 

"Se sapessi come accelerare la sua morte senza dolore, lo farei. Se non lo faccio io, presto o tardi toccherà a Nicolàs e non è giusto che si prenda lui questa responsabilità. Ho una manciata di sonniferi che sto mettendo da parte da mesi, ma non so se basti".

 

Queste parole ci aiutano a comprendere la totale disperazione di una donna di fronte all'agonia dell'essere a lei più caro, sua figlia.

 

 

Commento

 

Secondo me descrivere questo libro è veramente difficile. Scritto in modo semplice e diretto, profondo e delicato, tocca i sentimenti senza però mai cadere nel sentimentale.

Il romanzo, che si snoda tra Cile, Perù ed Europa, riesce ad essere triste, emozionante, a tratti persino ironico.

Ho apprezzato molto questo libro per la profondità e l'immensità dei sentimenti che esprime: l'amore, la disperazione, l'angoscia, la pace finalmente ritrovata. Penso che la scrittura sia un grande mezzo per affrontare i problemi della vita: d'altronde la stesura di tale libro è stata soprattutto uno sfogo per l’autrice. Ho apprezzato moltissimo come Isabel Allende abbia saputo rendere piacevole un tema tanto triste: in una storia infinitamente più intensa di qualsiasi opera di fantasia, passo dopo passo. Isabel si prepara al distacco dalla figlia Paula; questo distacco significherà per lei anche l’inizio di una nuova dimensione dell'esistere, perchè dopo la morte di Paula nulla potrà più essere come prima. Nel romanzo, tuttavia, la scrittrice sa far sorridere e far diventare malinconici i lettori, a seconda dei vari contesti:questo dono vivacizza il romanzo e non lo appesantisce.

Ogni pagina per me è stata un inno alla vita e da ognuna di esse mi sembrava di avere qualcosa da imparare. “Paula” mi ha fatto vivere ore di grandi emozioni che ancora sento forti dentro me. Amore e passione per la vita si fondono in un connubio la cui bellezza supera i limiti dell’umana concezione.

Sul finale è impossibile non commuoversi: tutto il libro strappa lacrime e sorrisi, ma anche profonde riflessioni, perchè è solo vivendo, e morendo per rinascere in un nuovo ciclo, che l'essenza stessa del vivere si manifesta.

 

Attraverso questo libro possiamo scoprire uno spaccato di storia intriso di colori, profumi, passioni e violenze.

Nel romanzo si raccontano profondamente la storia e i drammi del Cile e di come questi fattori abbiano vivamente condizionato la vita di Isabel. La vita dell'Allende attraversa un periodo storico fondamentale per il suo Paese: gli stessi legami parentali con il presidente Salvador Allende rendono la vicenda ancor più corposa e ne fanno una testimonianza diretta di ciò che accadde in Cile negli anni Settanta e Ottanta.

L’autrice riesce con il suo tratto inconfondibile a richiamare alla memoria eventi passati con una grande freschezza e a mettere in relazione la terribile esperienza della figlia con quella del suo Paese, dominato dalla dittatura di Augusto Pinochet; di questa la scrittrice racconta le varie mostruosità abbastanza concisamente, ma in maniera più che mai diretta.

Il Generale Augusto Pinochet, nato nel 1915, è passato alla storia come uno dei più disumani dittatori del Novecento, tristemente celebre per la barbara eliminazione dei suoi oppositori. Durante la sua feroce dittatura, durata dal 1973 al 1990, furono torturate, uccise e fatte barbaramente sparire almeno trentamila persone, gli uomini di Unidad Popolar, la coalizione di Allende, militanti dei partiti comunista, socialista e democristiano, accademici, professionisti religiosi, studenti e operai.
Oscuro ufficiale dell'esercito cileno, Pinochet iniziò la sua entrata trionfale nelle sfere del potere nel 1973, anno in cui avvenne il "golpe" militare che, oltre a provocare la morte dell'allora presidente della Repubblica Salvador Allende, diede inizio alla lunga dittatura cilena. Pinochet rimpiazzò infatti il rinunciatario comandante in capo dell'esercito, il Generale Carlos Prat (che aveva deciso di abbandonare l'incarico), a causa delle forti pressioni esercitate dai settori più reazionari della società: la destra e l'oligarchia cilena.

 

  Alcuni desaparecidos(persone torturate, uccise e fatte sparire, il più delle volte caricate narcotizzate in aerei militari e gettate vive nell'Oceano durante la dittatura di Pinochet)

La “caduta” di Pinochet, fino a poco tempo fa considerato in Cile un intoccabile (negli ambienti militari ha ancora numerosi seguaci), iniziò il 22 settembre del 1998, quando l'ex generale andò a Londra per una operazione chirurgica. Amnesty International e altre organizzazioni chiesero subito il suo arresto per violazione dei diritti umani. Pochi giorni dopo il giudice spagnolo Baltasar Garzon emise un mandato di cattura internazionale, chiedendo di incriminare il generale per la morte di cittadini spagnoli durante la dittatura cilena. A sostegno di questa richiesta si espressero le sentenze dell'Audiencia Nacional di Madrid e della Camera dei Lords di Londra, appellandosi al principio della difesa universale dei Diritti dell'Uomo e stabilendo rispettivamente che la Giustizia spagnola era competente per giudicare i fatti avvenuti durante la dittatura militare in Cile e che i presunti autori di gravi delitti contro l'umanità, come appunto Pinochet, non godono di immunità per i loro crimini, neanche se si tratta di capi di Stato o ex capi di Stato.

Purtroppo il Ministro dell'Interno del Regno Unito, il laburista Jack Straw, il 2 marzo 2000 decise di liberare Pinochet e di permettere il suo ritorno in Cile, negando quindi l'estradizione: un’azione che suonò come un insulto alla memoria e al dolore dei familiari delle migliaia di vittime della sua dittatura.

A Santiago il giudice Guzman continuò la sua inchiesta contro Pinochet, ma il vecchio ex dittatore si oppose in tutti i modi per non essere portato davanti a un tribunale del suo Paese che per oltre vent’anni dominò col pugno di ferro.

A distanza di più di un anno da quella vergognosa decisione, che permise a Pinochet di tornare nel suo paese da uomo libero e sembrò mettere la parola fine alle speranze di sottoporlo a processo per i suoi crimini, la tenacia del giudice Juan Guzman ha aperto la strada a un percorso inimmaginabile fino a pochi mesi fa: stavolta è direttamente il Cile a voler processare il suo dittatore, aprendo una pagina memorabile nella storia della lotta per la giustizia, per la verità, per i diritti umani.

 

Consiglio questo libro perché non è assolutamente noioso, anzi, penso che leggere questo genere di romanzi aiuti a crescere interiormente e a conoscere meglio episodi importanti della più recente storia mondiale.

L’unica piccola pecca che personalmente ho notato è il linguaggio usato dalla scrittrice, che è molto informale, e qualche volta anche volgare, ma in generale la narrazione è scorrevole e la trama è appassionante.

Per quanto mi riguarda ho imparato e approfondito la mia conoscenza degli orrori causati dalle dittature in generale, ed in particolare ho apprezzato come l’autrice con i suoi romanzi riesca a far conoscere alle nuove generazioni ciò che è successo negli anni della dittatura di Pinochet in Cile, per fare in modo che certi orrori non accadano mai più.

 

Fonte:http://www.liceoantonelli.novara.it/pagineweb/euclub/Nagarilaboratoriodilettura/Spagnuolo_Michele/relazione_Paula.doc

Autore del testo: M.Spagnuolo

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